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I fondi dei servizi a favore delle vittime di reato devono essere gestiti dalle Città metropolitane

Una rete di servizi integrata per l’assistenza a vittime di reato diffusa sul territorio è l’obiettivo che si è dato a partire dal 2018 il Tavolo di coordinamento costituito dal Ministero della giustizia, Ministero dell’interno, Conferenza Stato-Regioni, Conferenza delle Regioni, Consiglio Nazionale Forense, Conferenza dei rettori delle Università italiane, Rete Dafne Italia, Consiglio superiore della magistratura, Cassa delle Ammende. L’obiettivo è mettere in rete tutte le istituzioni con competenze specifiche, servizi di assistenza, uffici giudiziari, avvocatura e accademia in grado di prendere in carico e accompagnare nel modo più adeguato le vittime di reato e aumentare fra operatori e cittadini la consapevolezza dei diritti.

In quest’ottica, e nell’intento di dare ottemperanza alla direttiva Ue che impone la creazione di servizi generalisti per l'accoglienza delle vittime di reato coordinati a livello nazionale, il Tavolo nazionale ha stanziato una cifra (1 milione per il 2020 e 2 milioni per il 2021) perché a livello territoriale siano organizzati servizi mirati.

Sul territorio metropolitano torinese questo servizio esiste già: è la Rete Dafne, un’eccellenza italiana nata nel 2008, su impulso della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino. Nel novembre 2015, quale naturale prosecuzione, viene costituita l'associazione Rete Dafne onlus i cui soci fondatori sono gli stessi partner storici del progetto: la Città metropolitana di Torino (ex Provincia di Torino), la Città di Torino, l’A.S.L. TO2, l’associazione Gruppo Abele, l’associazione Ghenos e la Compagnia di San Paolo.

"Rete Dafne si è costituita a Torino nel 2008 soprattutto grazie all'impegno della Provincia di Torino corrispondente alla attuale Città metropolitana” spiega Marcello Maddalena, presidente di Rete Dafne “Anche in molte altre realtà territoriali - come Firenze. Milano, Cagliari, Napoli e Bari -  le Città metropolitane risultano, di fatto, decisive per l’effettiva promozione, costruzione e sviluppo di reti di assistenza a favore di tutte le vittime di reato. È allora fondamentale tener conto di tale ruolo, senza  dispersioni o frammentazioni in mille rivoli delle risorse che il Ministero ha previsto, a tale scopo,  in bilancio".

Il 2020 si avvia infatti alla fine e ancora non vi è certezza di come saranno impegnate e distribuite le risorse: “È importante non disperdere i fondi che devono essere assegnati e messi a bilancio al più presto” commenta la sindaca metropolitana Chiara Appendino “Sono risorse preziose per un servizio che si occupa delle vittime di reato a prescindere dalla tipologia. Su tutto il territorio, e anche nella Città metropolitana, esistono molti servizi e sportelli che accompagnano le persone in difficoltà per uno specifico problema: dalle vittime di violenza al bullismo al sovraindebitamento. Ma servizi come quelli della Rete Dafne, che indirizzano nel percorso giusto le persone che hanno subito qualunque tipo di reato, sono ancora troppo pochi sul territorio nazionale”.

La dimensione giusta per gestire questo servizio è quella di area vasta, come spiega il vicesindaco della Città metropolitana di Torino Marco Marocco: “Le Città metropolitane sono le più indicate per gestire direttamente questo tipo di servizi, non abbiamo la vastità delle Regioni ma un’ottica ampia dei problemi e dei bisogni correlata alla stretta conoscenza del territorio e dei Comuni. Per questo ci candidiamo al Tavolo di coordinamento nazionale per la gestione delle iniziative e dei fondi, affinché venga valorizzato il ruolo delle città metropolitane che, alla luce della riforma del Rio, sono i principali soggetti titolati a promuovere lo sviluppo sociale territoriale, anche forti di una lunga esperienza maturata con la Rete Dafne torinese e nazionale a tutela delle vittime di reato ”.