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Fondo Parenti: prime edizioni, rarità autografiche

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Indice Prime edizioni Raccolte manzoniane Le opere del bibliofilo Lettere e fotografie

All'interno del cospicuo ed articolato Fondo Parenti si trova una eccezionale raccolta di prime edizioni, libri rari ed esemplari unici che recano dediche autografe degli illustri autori o contengono preziosi allegati. Segnaliamo qui alcuni degli esemplari più pregevoli.


Le avventure di Pinocchio

Le avventure di Pinocchio

Preziosa prima edizione del libro di Carlo Collodi, con le celebri illustrazioni di Enrico Mazzanti, stampata a Firenze nel 1883 da Felice Paggi. Si tratta di uno dei pezzi più rari dell'Ottocento italiano, molto ricercato, tanto che il Resto del Carlino del 17 dicembre 1942 dava questa notizia: "Prezioso esemplare di Pinocchio scovato in una libreria reggiana.
L'America e Walt Disney cercavano affannosamente la I edizione del famoso libro di Collodi": l'interesse era anche per i disegni del Mazzanti, ai quali intendeva ispirarsi il cartone animato.
Il raro volume faceva parte di un lotto ceduto da un sacerdote alla libreria da cui poi lo acquistò il Parenti.


Autografo foscoliano

Autografo foscoliano

Tra i materiali del Fondo troviamo la prima edizione dell'opera foscoliana Dell'origine e dell'ufficio della letteratura , pubblicata presso la Stamperia Reale di Milano nel 1809.
Si tratta di un'appassionata orazione sull'importanza della parola, in cui si trovano tutti gli elementi principali della poetica del Foscolo.
L'autore la lesse il 22 gennaio 1809 alla lezione inaugurale del corso che fu chiamato a tenere all'Università di Pavia.
Sul volume notiamo una sua dedica autografa a Ippolito Pindemonte, con versi in greco tratti dalle Olimpiche di Pindaro.
Una nota di Parenti ci informa che questa edizione fu composta sotto gli occhi del Foscolo stesso.


I Sepolcri

I Sepolcri

Anche il celebre carme foscoliano Dei Sepocri è rappresentato dalla prima edizione bresciana del 1807, per i tipi di Nicolò Bettoni.
L'esemplare in possesso della Biblioteca contiene un foglio con una nota su Maddalena Bignami, una delle tre Grazie del Foscolo, che qui riportiamo: "3 donne che sono la Nencini fiorentina, la Martinotti bolognese e la Bignami milanese.
Assegna alla prima le grazie che spirano da un animo temprato di dolce pietà, e la simboleggia negli affetti della musica; alla seconda le grazie della fantasia espressa dall'amabilità delle parole; e alla terza le grazie apparenti al guardo dall'eleganza delle forme nei moti del ballo".
Si trova inoltre allegata una lettera della stessa Bignami a tale Corticelli presso l'albergo di San Marco di Bologna, trattante l'invio di un quadro con intenzione di vendita.


I Canti orfici di Dino Campana

I Canti orfici di Dino Campana

Sono note le vicissitudini del manoscritto dei Canti orfici di Dino Campana, perso nel 1913 e poi ritrovato fra le carte di Ardengo Soffici nel 1971, riscritto dall’autore sulla base dei propri ricordi e dei propri appunti e come tale pubblicato a Marradi dalla tipografia Ravagli nel 1914, grazie alla sottoscrizione di 44 concittadini che pagarono ciascuno 110 lire.
Un raro esemplare di questa prima edizione si trova tra i materiali del Fondo. Anche in questo caso l’autore ha strappato la dedica all’imperatore Guglielmo di Germania ed abraso il sottotitolo del frontespizio che portava queste parole: Die Tragödie des letzen Germanen in Italien (La tragedia dell’ultimo Germano in Italia).
Sul retto dell’occhiello compare invece una dedica dello stesso Campana al critico Goffredo Bellonci, con richiesta di recensione: “Egregio signor Bellonci, la prego di considerare l’invio di questo libro come un omaggio di stima. Le sarei obbligato se volesse leggerlo e occuparsene sul giornale. Vivo ora in solitudine in Sardegna e una testimonianza da parte Sua sarebbe per me la cosa più grata e più incoraggiante nelle mie non piccole miserie. Perdoni questi de profundis e voglia credermi di lei devotissimo Dino Campana”.


Manzoni: la ventisettana dei Promessi Sposi

Manzoni: la ventisettana dei Promessi Sposi

Una lunga gestazione, protrattasi dal 1822 al 1824, condusse il Manzoni, attraverso l'interessante esperimento del Fermo e Lucia e il successivo brogliaccio degli Sposi Promessi , alla prima stesura dei Promessi Sposi pubblicata dall'editore Ferrario a Milano tra il 1825 e il 1827, secondo la scansione dei tre tomi di cui è composta.
Nota fra gli studiosi come la ventisettana , dall'anno di pubblicazione, com'è noto lasciò insoddisfatto l'autore che giudicò la lingua utilizzata di grana impura e troppo colorata da lombardismi, tanto da condurlo alla scelta del soggiorno fiorentino (nel 1827), allo scopo di "sciacquare i panni in Arno".
La revisione linguistica, condotta sul modello unificante toscano, generò fra il 1840 e il 1842 la seconda e definitiva edizione, detta quarantana , che è quella normalmente adottata nelle scuole ed a cui oggi si fa riferimento.
Nel Fondo Parenti troviamo un esemplare della ventisettana.


Manzoni: Il Conte di Carmagnola

Manzoni: Il Conte di Carmagnola

Sempre presso la tipografia Ferrario a Milano, nel 1820, uscì la prima edizione della tragedia Il Conte di Carmagnola , altra rarità bibliografica nella collezione del Parenti.
Dedicata al Fauriel, l'opera com'è noto è preceduta da una prefazione in cui il Manzoni espone la sua poetica contestando le unità classiche di tempo e di luogo, e spiega la funzione attribuita al Coro, che non è il personaggio collettivo della tragedia greca, ma costituisce una prentesi lirica in cui l'autore può far sentire la sua voce.


Manzoni: l'Adelchi

Manzoni: l'Adelchi

Questa prima edizione della tragedia manzoniana dedicata agli eventi che precedettero la caduta del regno longobardo tra il 772 e il 774, con il fondamentale tema della contrapposizione fra oppressi ed oppressori, pubblicata dal Ferrario a Milano nel 1822, è impreziosita da una dedica autografa dell'autore e da una lettera, datata 1887, di tale Aniceto Giardini il quale allega un foglio che dice trovato nella biblioteca del marchese Arconati Visconti, contenente 12 versi dell' Adelchi soppressi dalla censura austriaca.


I Poemetti del Pascoli

I Poemetti del Pascoli

Si tratta della seconda edizione (1900) dei Poemetti pascoliani, "romanzo georgico" secondo il crittico Giorgio Bàrberi Squarotti, ma anche opera vicina al decadentismo europeo.
Rispetto alla prima edizione del 1897, questa seconda risulta più che raddoppiata (45 testi in tutto rispetto ai 20 dell'edizione del '97).
Sull'esemplare in possesso della Biblioteca storica, figura una dedica autografa del poeta ad un'amica.
Pascoli le si rivolge così in inglese: "To Lady with the radiant eyes..." e si firma spiritosamente traducendo il proprio nome: "John... Pastures".