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Lilliput e Brobdingnag in Biblioteca

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Dal minuscolo al gigantesco: curiosità fra gli scaffali

La Biblioteca storica "Giuseppe Grosso" possiede un microscopico libricino, la lettera di Galileo Galilei a Cristina di Lorena, granduchessa di Toscana, stampato a Padova nel 1897 dalla tipografia Salmin. Misura 17 millimetri di altezza per 11 di larghezza e 8 di spessore, e consta di 209 pagine, con 9 righe per pagina, stampate in corpo 2. Peso due grammi. Vantato un tempo come il libro più piccolo del mondo, ha oggi probabilmente perso questo primato conservando però le sue caratteristiche di piccolo capolavoro dell'arte tipografica, per la qualità della stampa, la raffinatezza dei caratteri e della rilegatura.

La lettera di Galileo fa parte della cosiddette Lettere copernicane, scritte dopo la pubblicazione del Sidereus nuncius (1610), in cui erano riportate le osservazioni fatte con il celebre canocchiale. Si tratta di un documento importante, in cui Galileo difende l'autonomia della ricerca scientifica. Fu probabilmente questa lettera, che affronta il problema dei rapporti fra scienza e fede con argomentazioni fondate sull'interpretazione del testo biblico, a scatenare l'ira degli inquisitori.

A questo minuscolo libricolo fa da contrappunto fisico un imponente volume manoscritto di 43,5 centimetri di altezza per per 27,5 di larghezza e 17,5 di spessore, di quasi 4 chili di peso. Si tratta di una raccolta di strumenti notarili: 319 dichiararzioni di proprietari di immobili della zona di Salbertand, con dettagliate descrizioni e misurazioni, raccolte da "Francoys et Ichanfrancoys Chalvets notaires roiauls Delphinantes et commissaires deputtés recepuantes en foy de toutes que dessus". Le registrazioni sono redatte dall'8 luglio 1585 fino al 1590, in "scrittura bastarda" di facile lettura. Si tratta di un'evoluzione della "textura": caratterizzata da un elegante corsivo, ebbe molta diffusione nel XIV secolo.