Pari opportunità

LINGUAGGIO DI GENERE

 
"Chiamare le cose con il loro nome è un gesto rivoluzionario"
Rosa Luxemburg

Quando parliamo e scriviamo, l'uso che facciamo del linguaggio riflette e influenza il nostro modo di pensare e di agire; è il principale mezzo di espressione di pregiudizi, di discriminazioni e di stereotipi. Quindi, perché è importante il linguaggio? Perché è giusto dire la maestra, l'infermiera, il rettore e non l'avvocatessa? Usare una parola anziché un'altra vuol dire avere una percezione di una parte della realtà e non la realtà nella sua interezza.

Nonostante la presenza delle donne in ruoli, professioni e carriere fino a pochi anni fa esclusivamente maschili, vi è una "resistenza" nell'uso della lingua a riconoscere questo cambiamento, lingua che usa ancora il maschile attribuendogli una falsa neutralità e che rende difficoltoso il percorso di rimozione degli stereotipi di genere.

La lingua non è solo uno strumento di comunicazione attraverso il quale vengono trasmesse informazioni e idee, essa riflette nei suoi usi la società che la utilizza e nello stesso tempo, influenza quest'ultima nel modo di pensare, di giudicare, di classificare la realtà; dietro forme ed espressioni linguistiche di uso comune spesso si celano pregiudizi sociali, culturali e sessuali che si trasmettono senza volerlo nel linguaggio.

Il tema del linguaggio non discriminatorio nei confronti del genere femminile, è stato ripreso anche a livello internazionale: secondo la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul, ratificata dall'Italia con la Legge 77/2013), il linguaggio è promotore del cambiamento culturale necessario per il superamento di pregiudizi e stereotipi e rappresenta il primo e passo per prevenire la violenza di genere. Il parlamento Europeo, ha iniziato a lavorare sul tema del linguaggio a partire dal 2008, elaborando nel 2018 specifiche Linee guida (pdf 178 KB)
A livello nazionale, la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Funzione Pubblica – , attraverso una propria direttiva n. 173 del 27 luglio 2007: Misure per attuare parità e pari opportunità tra uomini e donne nelle amministrazioni pubbliche  (pdf 43 KB) propone, tra gli strumenti necessari per la realizzazione delle Pari Opportunità, l'uso del linguaggio rispettoso verso il genere femminile.

Con la nascita della Città metropolitana di Torino, è stata posta molta attenzione a questo tema, infatti, nello Statuto metropolitano (pdf 137 KB), approvato il 14 aprile 2015, viene inserito tra i principi istitutivi la diffusione di un linguaggio rispettoso del genere: "favorire la realizzazione della parità di genere adottando in tutti gli atti dell'amministrazione, compresi i regolamenti, l'uso del linguaggio nel rispetto del genere" ( art. 1 comma lettera f)

Sempre nel medesimo anno, la Città metropolitana, raccogliendo la proposta della Città di Torino di Torino ha aderito, insieme ad altre amministrazione del territorio: la Regione Piemonte, il Consiglio Regionale del Piemonte e l'Università degli Studi di Torino) della Carta d'Intenti "Io Parlo e non Discrimino"  (pdf 46 KB), la quale impegna i soggetti sottoscrittori ad adottare linee guida che permettano di eliminare forme di discriminazione di genere negli atti, nella documentazione, nella modulistica e nella comunicazione.
 
Per informazioni
Ufficio Pari Opportunità e Contrasto alle discriminazioni
Antonella Ferrero, Responsabile tel. 0118616387 - 3496510627

Martina Zamboni, 0118617830 - 3312684671
martina.zamboni@cittametropolitana.torino.it