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Cittàmetropolitana di Torino

CAPOLAVORI DEL LIBERTY

ITINERARIO 2 - SEGUENDO IL CORSO DELLE "QUATTRO STURE": DA VENARIA REALE ALLE VALLI DI LANZO

Il secondo percorso che ci presenta Itinerari Liberty in provincia di Torino è quello che segue il corso delle "Quattro Sture", da Venaria Reale alle Valli di Lanzo.
La villeggiatura nelle Valli di Lanzo risale al tempo in cui i duchi di Savoia, ospiti delle famiglie aristocratiche locali, raggiungevano le zone più amene e boscose per praticare la caccia, amatadai sovrani sabaudi e praticata in forma aulica alla Venaria che, sorta come emblema di magnificenza e al contempo di laboriosità, sintetizza le due anime di questo particolare itinerario. L'una segue il fil rouge del diporto e della villeggiatura, parte dai saloni della reggia sabauda o dal reposoir del re e prosegue verso le valli delle "Quattro Sture" con costruzioni che raggiunsero il massimo splendore tra '800 e '900. Nacque allora un tipo di architettura originalmente Liberty che si potrebbe definire "montana moderna" e che si distingue sia rispetto agli edifici tradizionali vernacolari, che ai nuovi prototipi cittadini. Un gusto estetico che ha informato anche villaggi operai ed edifici scolastici, partecipi della nuova ideologia igienista. L'altra anima è invece fatta di fabbriche la cui monumentalità compete con quella di acquedotti, centrali elettriche e gran hotel, trait d'union tipologico, questi ultimi, tra spirito laborioso e vacanziero.

  • Itinerari Liberty in provincia di Torino di Carla F. Gütermann, M. Grazia Imarisio e Diego Surace, edito nel 2008 dalla Provincia di Torino - Itinerario 2 (pdf 11.8 MB)

Venaria Reale - Edificio Società Acque Potabili

Il primo servizio acquedottistico per la città di Torino è legato alla concessione alla Società Acque Potabili di derivare e distribuire le acque della Val Sangone (1859). Negli anni seguenti la medesima società privata costruì l'acquedotto di Venaria, nel cui complesso rientrano l'edificio principale e la centralina, riscattati nel 1945 dall'Azienda Acquedotto Municipale di Torino (ora SMAT). Lo stile dei due fabbricati è quello dell'architettura industriale d'inizio '900, con fabbricato principale risolto con una facciata simmetrica rispetto al corpo maggiore, coronato a salienti. Le aperture, sottolineate da cornici e provviste di ferri lavorati a motivi di cerchi disassati, ritmano i volumi, scanditi da montanti in mattone a vista, in un insieme evocante monumentalità che rimandano ai più noti precedenti d'età neoclassica..


San Maurizio Canavese - Società Remmert Valle & C.

L'insediamento nel basso Canavese dell'ultimo opificio Remmert, specializzato nella tessitura e nella trecciatura del cotone risale al 1905. A fondarlo Andrea Remmert e Domenico Valle. Numerosi furono gli ampliamenti e le demolizioni che si ebbero nel corso degli anni. Il primitivo insediamento, a pianta rettangolare, aveva come oggi i fabbricati a un solo piano a copertura a lucernari (capannoni a shed), struttura in muratura a vista, travi continue in legno su pilastrini in ghisa. Al centro era la ciminiera. Sono della fine degli anni Venti i grandi lavori di ampliamento. Per valorizzare la nuova entrata si demolirono tre abitazioni a uso dei capi reparto, situate dove oggi sono i prati di fronte allo stabilimento e si costruì un nuovo tratto viario di collegamento tra la provinciale e lo stabilimento. Ulteriori ampliamenti si ebbero negli anni Cinquanta e Sessanta di cui ancora oggi restano due capannoni con volta a botte. Nel 1969 gli stabilimenti Remmert di Ciriè si fusero con quelli di San Maurizio e la nuova Società fu denominata Remmert S.p.A come ancora oggi si legge sul frontone d'ingresso.


Stazioni della ferrovia Ciriè-Lanzo

La linea ferroviaria Cirè-Lanzo fu costruita a tratte, partendo da Torino: nel 1869 raggiunse Ciriè, nel 1876 Lanzo Torinese, nel 1916 Ceres. Le caratteristiche stazioni (oltre a Lanzo, che funse da modello per tutte le altre: Germagnano, Funghera, Traves, Losa, Pessinetto, Mezzenile, Ceres) furono costruite dalla "Società Porcheddu Ing. G.A." ispirandosi, accogliendo l'esempio d'oltralpe, "allo chalet svizzero oltremontano reinterpretato sui modi del Liberty, ben intonate al paesaggio" per materiali e forme. Il primo di questi edifici sorse a Lanzo, in prossimità del Cotonificio Valle Susa, da dove partivano anche le diligenze di collegamento con Viù.
Il materiale da costruzione utilizzato era quello locale, con basamenti in serpentino azzurrognolo, paramento in mattoni al livello superiore, larice per pensiline, rivestimenti interni e mobili. La pietra proveniva dalle cave presenti lungo la linea ferroviaria o da Perosa Argentina. Le coperture erano in eternit.

Nel 1921 la Torino-Ceres fu una delle prime ferrovie italiane ad adottare la trazione elettrica a corrente continua ad alta tensione, alimentata dalla centrale di Pian di Funghera.


Ciriè - Villa Remmert

Progettata nel 1906 dall'ingegner Pietro Fenoglio per volere di Emilio Remmert, la Villa – oggi come allora – si trova al centro dell'abitato, adiacente a quello che era l'insediamento tessile familiare. Il "nuovo" stabilimento dei Remmert (il primo opificio impiantato a Ciriè dalla famiglia di imprenditori di origine tedesca risale al 1874), era stato fatto costruire dal capostipite Antonio, padre di Emilio e dei suoi fratelli, nel 1900.

La Villa, cui sono annesse citroniera e serra, è semplice e di forme composite, ingentilito dai ferri lavorati nella pensilina di ingresso e nelle ringhiere dei balconi. Notevoli le colonnine a volute dell'atrio verandato verso il giardino con le sigle "E R". Il parco, originariamente all'inglese e variamente piantumato, era separato dalla dependance agricola tramite un muro in mattoni, oggi quasi scomparso, sostituito da una cancellata. Agli interni si accede da un'ariosa scalinata la cui ringhiera, come gli infissi, è originaria. Tematiche naturalistiche e di genere, mescolate a segni geometrici, decorano i soffitti e le pareti delle sale e accompagnano lungo i muri delle scale il visitatore ai piani superiori creando un ritmo leggero e fantastico, proprio della nuova corrente espressiva del tempo.


Ciriè - Villa Valle

Questa monumentale costruzione fu commissionata da Domenico Valle, socio nella società "Remmert Valle & C." a San Maurizio Canavese, estrosa figura di benefattore con interessi in Sud America. L'edificio è in mattone a vista e bugnato alla base, a tre piani e seminterrato, torretta angolare conclusa da un loggiato a finestre bi e tripartite, coppelle in ceramica, pilastrini sottolineati da marcate plasticature bianche e bicrome riprese nel coronamento a sesto acuto di bifore e monofore al piano nobile e nelle serliane al livello rialzato. Di gusto nordico le massicce mensole in legno modanato a sostegno delle falde di copertura. Raffinato l'avancorpo veranda in ferro lavorato a formare cerchi e girali connessi a vetri colorati, diaframma con il vasto parco che conserva gran parte delle originarie essenze rare e degli alberi oggi secolari.
La Villa preserva all'interno pavimenti in graniglia, battenti in legno scolpito con sovrapporta a vetri smerigliati policromi, soffitti affrescati a tema geometrico e floreale. Sontuoso l'apparato dei ferri lavorati: dalle ringhiere di gusto Liberty dello scalone monumentale interno ai fiorami e alle sinuosità avvolgenti dei battenti pedonali e carrai.


Ciriè - Hotel San Giovanni

All'inizio del secolo l'attuale via San Ciriaco, dov'è oggi collocato l'Hotel San Giovanni, portava il nome della Regina Margherita ed era una delle strade commerciali più affollate del centro storico. Una vocazione al commercio incrementata da metà ‘800 con l'inaugurazione della ferrovia, portando all'apertura di diversi alberghi. Il Catasto Rabbini del 1867 ne elenca sei, potenziati dagli importanti locali di ristoro aperti sulla via Maestra, ora Vittorio Emanuele II. I bei disegni per la soprelevazione del preesistente "Ristoro S. Giovanni-Liquoreria Caffè Pensione Cichin", purtroppo senza data e firma del progettista, restituiscono l'edificio ubicato in felice posizione angolare con torretta-hotel elevata su quattro piani, connotata al livello superiore da finestrature tripartite e da una terrazza di copertura cinta da ferri lavorati dal disegno tipicamente Liberty, saldati a pilastrini in litocemento a rilievi floreali. Oggi questo coronamento è sostituito da un ulteriore piano abitativo, ma il resto dell'edificio-hotel conserva i tratti del progetto d'inizio ‘900, dove più compassata era la restante parte di fabbricato, in origine già abitazione privata, segno evidente dell'assunzione del nuovo stile quale elemento di richiamo e reclame.


Cafasse - Società Anonima Manifattura "Magnoni & Tedeschi"

Secondo grande stabilimento industriale del luogo, dopo la Cartiera de Medici, la futura Magnoni e Tedeschi si insediava nel 1910 in quello che era il primitivo fabbricato tessile voluto dai fratelli Novero nel 1898 in borgata Poma. La tessitura, che in origine si chiamava Manifattura Novero Magnoni & C., assunse il suo nome definitivo nel 1917, e il connubio durò fino al 1975, quando l'azienda chiuse definitivamente i battenti.
Il complesso è oggi costituito dall'insediamento industriale originario, costituito da fabbricati a un solo piano con coperture a doppia falda e a shed allineati su cortili interni dove si ergono due villini padronali. Dietro alla centrale villa padronale (cui si riferisce la foto) c'è una coeva ed elegante palazzina con decorazioni geometriche al cornicione a uso inizialmente della proprietà. Dirimpetto e accanto allo stabilimento sono le palazzine adibite a impiegati, a tre piani, prive di giardino, abbellite da una fascia decorata a motivi geometrici e da due scale laterali interne. Più avanti è un villino per dirigenti, a due piani, con porticato prospiciente l'ingresso principale, tetto sorretto da montanti in legno modanati e bel giardino retrostante.


Mathi – Scuola Marconi-Vittone

Mathi, coinvolta a partire dal Settecento in un grande processo di sviluppo industriale, conserva due importanti esempi di architettura Liberty. Partiamo dall'edificio di via Gatti che oggi ospita la scuola primaria "Guglielmo Marconi" e la secondaria "Bernardo Vittone". Una targa ci ricorda che la realizzazione di questa struttura, progettata dall'ingegner Pietro Fenoglio, è dovuta al "munifico concorso degli industriali locali auspice il Comm. Ermanno Leuman, per decorosa sede della scuola". Correva l'anno 1910. Il rigore ornamentale è predominante e l'edificio risente della funzionale organizzazione degli interni che rispondevano già allora ai più aggiornati dettami dell'ingegneria igienista. Da notare le grandi finestre scandite da diverse incorniciature. Una curiosità: Torino e molti Comuni erano all'avanguardia in fatto di edilizia scolastica, in piena applicazione delle "Norme per la costruzione e l'arredamento delle Scuole Elementari" emanate nel 1879.
In strada Santa Lucia lo stesso Pietro Fenoglio ha progettato nel 1903 l'interessante edificio del Cotonificio dei Fratelli Ermanno e Felice Leumann. Una struttura suddivisa in corpi diversi, fabbricati allineati e bassi capannoni, oltre al villino padronale, adiacente all'opificio che presenta una struttura semplice alleggerita da montanti in legno modanati a sorreggere il tetto. A questi, un paio di anni più tardi si sono aggiunti l'asilo, un fabbricato per le caldaie e il refettorio.


Balangero – Scuola elementare

L'approdo del Liberty a Balangero coincide con gli effetti della legge sull'obbligo scolastico. Nei primi del Novecento, su progetto di Eugenio Tallone, viene realizzata in piazza 10 Martiri la scuola elementare, oggi sede dell'Istituto Comprensivo Statale, un edificio dall'assetto compatto a due piani con ingressi separati per le sezioni femminili e maschili. Attira l'attenzione la torretta destinata all'accesso per i docenti e il direttore.
Ma lo stile Liberty è evidente nella decorazione realizzata in litocemento a rilievo con tondi e plasticature di derivazione fitomorfa. Queste incorniciano le aperture del primo piano e, solo nel profilo, vengono replicate a livello terreno.
Il secondo esempio è l'asilo Infantile "Maria Palberti" di corso Borla. Viene costruito dall'impresa del cavalier Copperi, molto attiva nella zona a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento, con elevazione ad un unico piano, una scelta che rientra pienamente nelle prescrizioni adottate per le scuole dell'infanzia che a Torino, con l'intervento del sacerdote pedagogista Ferrante Aporti, avevano avuto un'istituzione precoce. In forte evidenza la zona mediana del fronte principale. Sotto di essa l'ingresso all'asilo con architrave in mattone a vista ripetute nelle finestre allineate in entrambi i lati.


Corio Canavese - Villa Vola-Bertolotti

A Corio Canavese troviamo Villa Vola-Bertolotti progettata dall'ing. Pietro Fenoglio che proprio a Corio, nella casa di famiglia, morì improvvisamente nell'agosto 1927.
Villa Vola-Bertolotti, dall'assetto formale molto articolato e libero, ha tre piani con torretta e attraverso una mossa composizione di volumi definisce terrazzamenti digradanti, dei quali l'inferiore serve da copertura al sottostante porticato, con esiti di alleggerimento della struttura. Questa libertà compositiva è il risultato dell'impiego nei solai di conglomerato cementizio armato "sistema Hennebique", di cui era agente e concessionaria per l'Alta Italia la "Società Porcheddu ing. G.A.", impiantata dal 1894 a Torino. Pietro Fenoglio, a lungo vicepresidente della Società, adottò questo innovativo sistema costruttivo in oltre sessanta interventi, quasi sempre di notevole dimensione.
Sul piano stilistico la Villa rappresenta una riuscita sintonia tra elementi tipicamente montani, incentrati sui lambris in legno modanato e sull'impiego della pietra a spacco per il paramento della torretta, e caratteri dell'architettura di città, quali l'intonaco liscio e i candidi ornati con profilature sagomate e motivi a bugna incassati. Da notare al livello superiore della torretta le finestrature tripartite tipicamente Liberty e gli originalissimi camini.


Coassolo Torinese - Cottage Garrone

Costruito nel 1909 su progetto dell'ingegner Bonicelli, il Cottage Garrone fu pubblicato su una prestigiosa rivista di architettura del tempo come modello tipologico e di stile. (Noi abbiamo scelto di lasciarvelo immaginare, partendo dall'unico indizio della targa bronzea posta sul cancello di ingresso).
La scarsità in loco di mezzi d'opera e di materiali da costruzione elevò i costi di realizzazione. Tranne pochi blocchi di pietra estratti dalle cave a monte del paese, tutto il materiale edilizio fu condotto da Torino dall'impresa Camia.
L'edificio, a due piani con mansarda, invia a formulazioni morrisiane (vedi William Morris, ndr), quali la mossa volumetria, gli alti camini, l'impiego di materiali naturali e la sobrietà decorativa.
Ispirato a modelli d'oltre Manica anche l'assetto planimetrico: cucina, sala da pranzo e ampia hall con vetrata aggettante dal filo di facciata al piano rialzato, camere da letto con lavabo incassato nella muratura e balconata al piano superiore.
L'interno fu decorato "con parsimonia e gusto" dal pittore luigi Rigorini (Galliate, 1879-Torino, 1956) formatosi a Milano presso il Lampugnani e poi all'Albertina seguendo i corsi del poirinese Ernesto Domenico Smeriglio.


Lanzo - Cotonificio Società Bocciarelli e C.

Dal primo decennio dell'Ottocento prese inoltre avvio un importante processo di industrializzazione che cambiò il volto dell'economia lanzese. Il Cotonificio Società Bocciarelli e C fu il secondo stabilimento in valle: voluto dall'imprenditore milanese Giuseppe Bocciarelli, dopo quello di Pessinetto del 1896, il Cotonificio, situato in viale Monte Angiolino, sorse nel 1901 con il concorso di altri industriali i tedeschi (Remmert dell'omonima manifattura a Ciriè e i biellesi Bona del Lanificio Basilio Bona a Caselle Torinese). Nel 1905 la Società divenne Cotonificio Valli di Lanzo e nel 1929 fu assorbita dal Cotonificio Valle Susa che lavorerà fino alla chiusura, nel 1971.

Coeve al primo fabbricato sono quattro palazzine residenziali in via Lessona 3, molto rimaneggiate, e una che mantiene le caratteristiche originarie: è l villino padronale che si chiama Villa Ungher, dal nome del direttore, distante dallo stabilimento in posizione elevata , come era uso nelle fabbriche impiantate nei pressi dei centri abitati. 

Composto originariamente da quattro fabbricati l'insediamento industriale lanzese mantiene oggi solo l'edificio principale a due piani, rivolto verso la strada, per via delle demolizioni che fra il 1910 e il 1942 interessarono gli edifici adiacenti. La struttura portante è in calcestruzzo armato sistema Hennebique, realizzata dall'ingegner Giuseppe Porcheddu – la cui impresa era concessionaria per l'Italia settentrionale di questo brevetto- il quale sperimentò questo innovativo metodo costruttivo per le strutture industriali proprio nell'edificazione del Cotonificio. La presenza al tempo del secondo edificio retrostante identico al primo ma con colonne in ghisa fa supporre che il primitivo fabbricato fosse crollato una prima volta Le decorazioni esterne negli archi frontali, nella fascia marcapiano e nella fascia sottostante il cornicione sono in finto cotto e dovute all'ingegnere Pietro Fenoglio.


Lanzo - Villa Robotti

La costruzione di strade carrozzabili e nel 1876 l'arrivo della ferrovia segnarono una svolta decisiva per Lanzo e le sue valli. Ville, chalet e palazzine cominciarono a sorgere vicino alla stazione per ospitare il nuovo turismo. Ne è un esempio Villa Robotti, in via Loreto 51 che sorse come residenza di villeggiatura del cavalier Federico Robotti, titolare a Torino di un agenzia di viaggi e trasporti dei fratelli Cosulich. L'edificazione della villa fu condotta dalle medesime maestranze che avrebbero costruito la vicina Villa Arduino, il che spiega alcune affinità stilistiche fra i due fabbricati. Il progetto si ispirò ai modelli di ville e villini pubblicati sulle riviste d'architettura del tempo e venne redatto su dei singolari cartoncini quadrati da Federico Robotti, che poi in fase di edificazione apportò una variante per l'ampliamento della veranda. L'organizzazione planimetrica della villa è su due piani oltre alla mansarda e al seminterrato, e vede al livello rialzato la zona giorno di tre vani, con contigua serra e a quello superiore la zona notte. Da qui una scala a chiocciola in ghisa lavorata conduce alla torretta e al mansardato. L'apparato ornamentale della facciata è incentrato sul contrasto fra il paramento murario e le cornici che inquadrano le aperture, arricchite da inserti cromatici stilizzati di forma astratta o di derivazione fitomorfa. La decorazione pittorica interna ad affresco è anch'essa sottoposta a stilizzazioni. Le vetrate nei toni dell'azzurro, lilla, giallo e amaranto riconducono, cromaticamente, a quelle del parco-giardino in un dialogo  fra interno ed esterno tipico dell'Art nouveau. 


Germagnano - Centrale idroelettrica di Funghera

Il territorio di Germagnano si caratterizza per la sensibile differenza di quote altimetriche, comprese fra 485 e 1355 metri sul livello del mare: una prerogativa che ha favorito fra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento la nascita di attività turistiche e industriali

Nel processo di elettrificazione regionale un ruolo determinante fu svolto da un lato dalla pluralità di industrie chimiche, cartarie, meccaniche, tessili, produttrici di energia elettrica, essenzialmente per i propri fabbisogni, dall'altra da Società idroelettrica Piemonte (Sip)  e Azienda elettrica municipale di Torino (Aem).

Nelle province di Torino e Vercelli la Sip operava direttamente; lungo le aste della Dora Baltea e della Stura era invece attiva la Ovest Ticino, poi assorbita dalla Sip, consociata con la Piemonte Centrale Elettricità, che esercitava invece nell'alessandrino e cuneese.

L'architettura delle centrali che queste Società seppero convalidare è parte integrante del vasto patrimonio edilizio industriale di declinazione Art Nouveau che nel Piemonte a cavallo fra '800 e '900 raggiunse esiti di elevata qualità strutturale e stilistica, sia per la peculiarità dei fabbricati e delle infrastrutture che per l'omogeneità culturale, In tale ambito la provincia di Torino preserva ancora oggi un itinerario architettonico rappresentativo del fertile rapporto fra committenti elettrici e progettisti, ben esemplificato nella Centrale idroelettrica di Pian di Funghera. L'impianto fu inizialmente della Società elettricità Alta Italia, poi sotto la gestione della Sip e dal 1964 patrimonio Enel.

L'ingegner Vincenzo Soldati sperimentò qui una soluzione integrata fra involucro e sistema meccanico-idraulico e, adottando una pianta articolata, creò corpi in muratura intonacata non ricorsi in mattoni e ampie finestrature a trifora racchiuse entro archicromie di gusto neomedievaleggiante. Contiguo è il fabbricato a quattro piani destinato ad abitazione dei dipendenti. L'edificazione, in due tranche, fu condotta da un impresa tedesca. L'inizio della produzione di energia risale all'estate 1900 e prosegue tutt'ora.


Viù - Villa Rastelli

Tra le valli lanzesi quella di Viù fu la prima ad accogliere villeggianti. La costruzione della carrozzabile , in anticipo rispetto alle altre due vallate, contribuì fin da metà '800 a fare di Viù e della sua valle una delle zone più turistiche.

Documentata per la prima volta nel 1904 sulla guida del Ratti, Villa Rastelli, presenta un corpo edilizio a tre piani e mansarda, mosso dall’andamento a spiovente della copertura nella parte centrale, arretrata rispetto alle ali laterali. Una doppia scala conduce al primo piano adibito ad abitazione, come il secondo e il terzo, mentre il terreno accoglie ambienti di servizio. Il caratteristico gusto chalet montano si manifesta nel balcone passante sulla fronte principale, nei lambris in legno modanato a margine della falda del tetto e nella particolare conformazione di quest’ultima. Sintomatici invece di adesioni al nuovo stile sinuosi gli ornati a rilievo con gemme, bacche e rosette, analoghi nel gusto ai motivi a bugna e segmenti tripartiti plasticati sui pilastrini della terrazza al primo piano. Ricercati gli elementi a torchon che compongono la ringhiera del balcone al secondo piano, segno di un gusto per il dettaglio riscontrabile anche nelle decorazioni delle lesene angolari e delle cimasa composte di forme vegetali stilizzate.


Lemie – Villa Pacotti

Subito dopo Viù il turismo interessò Lemie e Usseglio, servite "ogni giorno dalla corriera messaggera di civiltà". A Lemie come ricorda il graffito di facciata, Villa Pacotti sorse nel 1910 insieme all'annessa scuderia per servire da residenza di villeggiatura del com. Giuseppe Pacotti, commerciante di legnami. Il fabbricato abitativo si erge in posizione rialzata a fronteggiare l'asse viario del paese e presenta un'articolazione su due livelli e mansarda con ampia balconata al primo piano. Il ricco apparato decorativo di facciata si compone di eleganti fasce affrescate e graffite a soggetto fitomorfo di gusto floreale e astratto di tono più eclettico. Pregevoli i ferri lavorati del cancello carraio, composti di forme sinuose e fiori stilizzati tipicamente Liberty, simili nel disegno agli esilissimi ferri degli alti parafulmini che svettano sulla copertura. Particolare e connotativa la decorazione a graffito che si snoda lungo la cimasa del fabbricato adibito a scuderia, dove si allineano profili di teste equine di raffinata fattura.


Pessinetto - Stabilimento "Bocciarelli Staubli & C."

Non possiamo transitare da Pessinetto senza notare la presenza di un'importante struttura risalente agli ultimi anni dell'Ottocento. Si tratta dello stabilimento nato per la filatura del cotone fatto realizzare dal milanese Giuseppe Bocciarelli e dallo svizzero Carlo Staubli.
Le operazioni di restauro hanno evidenziato lo stile architettonico di questo interessante complesso industriale, si possono notare le ampie finestrature dei bassi fabbricati con cornici in cotto, le pensiline in ferro lavorato, le reggigrondaie. In evidenza i capannoni, la ciminiera e la casa del custode posta all'ingresso dello stabilimento.
Nel 1898, tre anni dopo i lavori delle prime strutture, sono state realizzate le abitazioni per gli impiegati e la palazzina padronale. Dopo un cambio di ragione sociale, nel 1905 ha assunto il nome di Cotonificio Valli di Lanzo. L'attività è cessata nella metà degli anni Cinquanta a causa di un fallimento.
Nella stessa località troviamo un altro esempio Liberty in frazione Gisola presso il Santuario di Sant'Ignazio. E' il Pilone della Consolata, un'edicola votiva realizzata nel 1907 su un basamento in granito bianco, inserti in pietra candida, colonnine in marmo verde della Roja. E' stata inaugurata nel 1908 dall'arcivescovo di Torino Agostino Richelmy.


Ceres - Villa Ricca-Barberis

Villa Ricca-Barberis fu edificata nel 1886 su progetto dell'ingegner Giacomo Salvadori di Wiesenhoff (Trento, 1858 - Torino, 1937), di formazione ceppiana, che sarà membro col suo maestro e con Gilodi dell'esposizione torinese del 1898 e con Fenoglio e Molli del comitato tecnico della favolosa esposizione del 1911. L'edificio ceresino ha corpo edilizio compatto elevato su due piani, seminterrato e mansarda, e sorge in posizione panoramica sul crinale montano. L'apparato ornamentale di facciata è improntato a un sobrio e aristocratico gusto eclettico, momento iniziale dell'attività di Salvadori, sovente sospesa tra ricorso agli stili storici e Liberty. Ricercata la sequenza di lambrequin in legno intagliati ritmati da originali pendenti posti al colmo del tetto e ai finali di spiovente. Sopra la grondaia, i medesimi punti chiave della copertura recano intagli lignei dal disegno sinuoso e dalla bidimensionalità imparentata col lessico Art Nouveau, sagomati a motivi astratti e a formare le iniziali del committente. Analogo gusto, sintomatico di una fase di evoluzione nello stile chalet alpino, manifestano i battenti lignei d'ingresso, incisi a motivi vegetali stilizzati.


Ceres - Villa La Consolata

Sono molte le ville che costellano il paesaggio di Ceres, diverse delle quali in stile Liberty, segno della tradizione turistica del luogo, che divenne un centro di villeggiatura fin dalla prima metà dell'Ottocento grazie alle nuove vie di comunicazione. La Villa La Consolata, a due piani con tetto a doppia falda inclinata centrale e laterali in piano, si erge in posizione dominante su un fondale di fitta vegetazione montana lungo la strada che porta ad Ala di Stura. Il corpo edilizio compatto assume una tipologia da chalet alpino, accentuata dalla trabeazione in legno modanata con struttura ad andamenti mistilinei. Una scelta formale che invia ai modelli presentati nelle rassegne d'arte e di architettura dell'epoca, prima fra tutte l'Esposizione nazionale alpina di Torino del 1884. A tali prototipi e agli chalet svizzeri e tirolesi si ispira anche la decorazione pittorica di facciata costituita da vasi di fiori alpini stilizzati affrescati a intense cromie al sommo del timpano e come cornice ai lati della finestra centrale che si apre al primo piano, dove il paramento murario è in mattone a vista. Trattato a intonaco è invece il livello inferiore, di diverso carattere per il susseguirsi di ampie aperture.


Ala di Stura - Grand Hotel

La costruzione della strada carrozzabile Ceres-Ala nel 1879 favorì una prima fase di turismo incrementata poi dal prolungamento della ferrovia fino a Ceres.
Posizione incantevole, aria buona, passeggiate, escursioni e ascensioni resero Ala di Stura uno dei centri più frequentati. Per le caratteristiche di alta montagna, le ville che vi sorsero tra fine 800 e inizio 900 presentarono una maggiore caratteristica alpina con digressioni di gusto Art nouveau declinato in stile montano. Nel 1866 sorse l'albergo Bruneri, il più antico di Ala e vennero poi il Grand Hotel ed edifici come il Villino Treves, la Palazzina Migliore e Villa Serena a valorizzare una valle allora denominata la "Piccola Svizzera alle porte di Torino".
Nel luglio del 1910 un accattivante manifesto di gusto Liberty annunciava l'inaugurazione del Grand Hotel Ala di Stura definendolo "la cura migliore contro la nevrastenia, il surmenage e la noia del mondo degli affari". A progettarlo fu l'ingegner Migliore che optò per un basamento in pietra a vista, legata a sabbia e ghiaia scavati in loco. L'imponente fabbricato si eleva su quattro piani oltre a seminterrato e mansarda illuminata da abbaini allineati e deputati a caratterizzare la particolare copertura a spiovente retta e ritmata da mensole in legno modanato che, nelle due ali laterali alla fronte maggiore, divengono travature intrecciate tipiche del Nord Europa.
Ospitò personaggi come Guglielmo Marconi, il duca degli Abruzzi e Luigi Einaudi.


Balme - Villa Maria-Delleani

Balme, comune più alto delle Valli di Lanzo e l'ultimo della Valle di Ala, nel1 896 è culla dell'alpinismo piemontese e importante sede di villeggiatura nel secolo scorso, quando vi sorsero alberghi e ville stagionali. Villa Maria-Delleani sorge in posizione spettacolare panoramica in un contesto ambientale unico tra abeti secolari e lungo il corso impetuoso della Stura di Ala, scavalcata da un ponte a uso della villa, cui sono annesse cappella, casa del custode e rimessa.
Interamente in pietra locale a spacco, presenta una struttura mossa dall'articolazione di corpi edilizi di diversa altezza e dal taglio differenziato della copertura in lastre di ardesia, sulle quali emerge l'abbaino terrazzato. Tipicamente montano, il porticato con massiccio architrave modanato retto da una tozza colonna di gusto ceppiano, contribuisce alla dissimmetria della fronte principale comune alle altre facciate. Raffinate le balconate con balaustre in legno intagliato che insieme alle persiane rosse segnate da grafiche bianche saettanti temperano la severità dell'architettura. Notevole è l'attenzione per il dettaglio espressa nelle dentellature in pietra che sottolineano l'aggetto del volume sopra il porticato, riprese nei camini. Analogo gusto ha ispirato la realizzazione dei lambris in legno modanato che reggono balconi e falde di copertura, come la lavorazione dei ferri sui due pilastri che chiudono la recinzione.


Groscavallo - Villa Pastrone

Villa Pastrone è il primo esempio di Liberty che citiamo in terra di Groscavallo, in una valle un tempo nota per la presenza di miniere d'oro poi divenuta una frequentata località turistica. La villa si trova in corso Levanna in località Richiardi, i lavori iniziano nel 1899 e proseguono sotto la proprietà del sarto di casa reale Oscar Salussoglia nel 1902. Si tratta di una villa padronale con una dependance completa di sala da ballo e sale biliardo, in evidenza i ferri lavorati, porte e finestre ad ali di farfalla e vetrate in toni di verde, giallo, lilla e amaranto. Curioso il pollaio a forma di uovo. Nel 1921 diventa proprietario Giovanni Pastrone, il famoso regista, attore e sceneggiatore di Cabiria.
Villa San Paolo è una raffinata costruzione in frazione Pialpetta con un porticato d'ingresso e una balconata coperta al primo piano. Interessanti i decori alle finestre, i mascheroni e i motivi a cerchi delle balaustre.
Villa Merletti, in frazione Borgo, originaria del Seicento, si presenta dopo numerosi interventi di ristrutturazione con un marcato gusto chalet alpino. Lo dimostra la conformazione del fabbricato padronale con copertura a lose, motivi a graticcio e la bella pantalera intagliata a vivaci svolazzi e stilizzazioni vegetali di ottima fattura.
Nella stessa frazione troviamo Villa Passalacqua, realizzata nei primi anni del Novecento. La muratura è in pietra locale e si presenta in diversi corpi edilizi con una torretta, il tipico taglio del tetto, un bow-window a copertura terrazzata. Particolare la decorazione pittorica a trompe l'oeil. Piacevole la visione del parco che la circonda con piante secolari e vegetazione alpina.


(15 giugno 2022)