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Cittàmetropolitana di Torino

CAPOLAVORI DEL LIBERTY

ITINERARIO 4 - VERSO LE VALLI DEL CHISONE E DEL PELLICE: DA CUMIANA A PANCALIERI

L'itinerario spazia in massima parte tra villeggiature, industrie e monumenti ai quali s'intervallano permanenze che riservano autentiche scoperte per la loro rarità o la singolarità tipologica, in un contesto ricco di storia e di eventi tra i più determinanti per la crescita economica e sociale della provincia torinese. E se Pinerolo può essere insignita nel ruolo della cittadella del Liberty in provincia di Torino per qualità e ricchezza quantitativa delle realizzazioni di variata tipologia aderenti ai dettami del nuovo stile, originalmente interpretato da autentici vessilliferi, Cumiana ne rappresenta la naturale premessa, e non meno emblematiche sono le versioni di gusto internazionale offerte tra San Germano Chisone, Perosa, Luserna e Torre Pellice. Valli nelle quali la sinergia tra l'intelligente e lungimirante sensibilità di imprenditori e committenti e l'abile creatività di progettisti tra i maggiori della stagione Liberty subalpina, affiancati e coadiuvati da straordinari maestri artigiani, ha concretato capolavori pubblicati sulle testate d'architettura più prestigiose d'inizio '900, additati come modelli all'avanguardia per tecnica e stile.

  • Itinerari Liberty in provincia di Torino di Carla F. Gütermann, M. Grazia Imarisio e Diego Surace, edito nel 2008 dalla Provincia di Torino - Itinerario 4 (pdf 7.4 MB)


Pinerolo - Cinema Chiara

Dopo oltre un decennio di proiezioni e spazi provvisionali e teatri adattati alla bisogna, il cinema affermato di come strumento di divulgazione scientifica e intrattenimento e spettacolo acquisiva i primi palazzi appositamente resti per ospitarlo. Proiezioni di oltre un'ora, tremule e sottotitolate, accompagnate da vivaci orchestrine iniziarono a richiamare un pubblico sempre più vasto entro le sale dalla parlata schiettamente Liberty, dove la platea era in leggera pendenza verso lo schermo, sovrastata da una piccola galleria a cui si accedeva attraverso un ampio foyer. Alla facciata era demandato il compito di calamitare l'attenzione, gratificare visivamente il pubblico, emettendo al contempo messaggi espressivi pertinenti che il cinema Chiara esplicita attraverso il proprio esuberante a apparato decorativo, fedele trasposizione dei disegni progettuali. In essa le cornici delle diverse aperture alternano rilievi piatti ad altri scultori derivanti da sintesi di forme vegetali, motivi a lira e festoni conclusi sul fastigio nella protome femminile, tutta florealismi e onde sinuose, che guarda verso le scritte "Cinema" e poco sotto "Ars". Un inno alla settima arte enfatizzato da affreschi con figurazioni di muse e altri soggetti mitologici dipinti all'interno nel 1913 da Edoardo Calosso. Data 2003 il restauro che ha ridato nuova vita alla dismessa sala spettacoli voluta da Vincenzo Chiara nella Palazzina Bouvier, compiuta testimonianza di un'epoca in cui l'apoteosi decorativa era sinonimo di première.


Pinerolo - Casa e fabbrica di terrecotte e stoviglie Pagliero

La casa e fabbrica di terrecotte e stoviglie Pagliero è un singolare esempio di abitazione e opificio insieme che sorse lungo la provinciale per Cuneo commissionata da Giuseppe Pagliero, membro della storica famiglia che fondò la più antica fabbrica di ceramiche di Castellamonte. L'edificio a due piani, collegati da una scala interna, e vasto interrato-magazzino-laboratorio presenta un corpo di fabbrica con patto con cortile interno annesso. L'esuberante decorazione delle fronti su via è connotata al livello terreno, dove figurano le vetrine, da aperture incorniciate con plasticature dal profilo vagamente barocchetto che esibiscono teste femminili scultoree con vistose acconciature fiorite, fiancate a fogliami di quercia. Al livello superiore, separato da un marcapiano geometrico, la decorazione in litocemento si staglia sul mattone rosso del paramento inquadrando nuovamente le aperture, ma in questo caso i motivi a rilievo sono di carattere esclusivamente vegetale. L'abbellimento estetico dell'ambiente di lavoro, simbolicamente proiettato nel prodotto, agiva sul consumatore come garanzia di eccellenza. L'adozione del nuovo stile si connetteva quindi all'aggiornamento produttivo, coerente col vivere moderno e altamente qualificato.


Cumiana - Villa Gilli, poi Elda

Residenza di villeggiatura dell'industriale laniero Ettore Gilli, deriva da una preesistente casa rurale ampliata e radicalmente trasformata in villa signorile a due piani, seminterrato, mansarda e dipendenze, immersa in un vasto parco. L'opera fu condotta dall'ingegner Antonio Vandone di Cortemiglia (Terni, 1862 – Torino, 1937) col concorso dei maggiori artisti artigiani del tempo, tra cui Pietro Riccardi e figlio, "costruttori in ferro" di Rivoli, autori della vasta serra, e la ditta "A.R.S." di Cumiana, che siglò l'arredo interno di gusto Liberty prossimo a declinare in Art déco. I graffiti nei loggiati asimmetrici al primo piano e al mansardato raffiguranti scene mitologico-allegoriche e pastorali si devono al pittore e decoratore Giorgio Boasso. Di gusto Sezession i rimanenti apparati a graffito che includono tipiche sigle klimtiane componendo la ricca ornamentazione delle fronti a segnare cimasa, sottoarchi, portico di facciata e a scandire campiture geometriche per accogliere le aperture, a loro volta segnate su base e architrave.
Eccezionale l'apparato dei ferri lavorati di cancellata, balconi e lampade. In perfetta sintonia affreschi, ringhiere e arredi interni, dove non mancano autentiche curiosità.


Abbadia Alpina – Villa "La delizia"

Fra le frazioni di Pinerolo Abbadia Alpina fu comune autonomo fino al 1928, ricco di industrie, sito a ovest del Capoluogo lungo la strada statale del Sestriere: a differenza del resto del comune, la frazione appartiene all'area linguistica occitana. Da segnalare, in via Nazionale 83, Villa "La delizia", che sorse secondo un progetto redatto a Santa Fé per l'abbadiese Caffarati, divenuto sindaco dell'antica città capitale del Nuovo Messico. Caffarati donò l'edificio alla figlia come residenza di villeggiatura. Il fabbricato, dalla semplice e compatta volumetria, elevato su un piano e seminterrato, presenta in facciata caratteristiche decorazioni Liberty a cerchi penduli a scandire la sequenza di lesene, tema ripresa sul fastigio, risolta al centro con una balconata e sormontato da vasi in litiocemento. Raffinato il motivo delle aperture separate da un pilastrino; di pregio i battenti del portone di ingresso ritagliati in un'apertura circolare chiusa da vetri con dinamici ferri lavorati dal disegno sinuoso.

Un terrapieno terrazzato, limitato da una balaustra con colonnine tortili, fa da diaframma fra la costruzione e l'ampio parco, che conserva l'originale assetto alll'inglese con aiuole fiorite, rampicanti, essenze esotiche e l'irrinunciabile boschetto di bambù.

Confiscata dal quartier generale tedesco durante il secondo conflitto mondiale, l villa ha perso nel corso delle requisizioni di metallo per la patria l'esuberante cancellata in ferro lavorato di cui restano soltanto il battente del portoncino di ingresso e l'arco che lo sovrasta. Elementi che consentono di cogliere il dinamismo del disegno dei pregevoli manufatti, degno completamente di un insieme sorto all'insegna del Liberty più schietto.


San Germano Chisone – Cotonificio Wideman

Fino a metà Ottocento San Germano Chisone era composto da varie frazioni e borgate; più attento al problema dell'istruzione che al commercio. Le attività erano legate prevalentemente all'agricoltura e alla pastorizia, fino a che. l'apertura della filatura nel 1862 mutò progressivamente abitudini e mentalità. Nel 1902 Vittorio Widemann Senior dotò il paese di illuminazione pubblica, la strada del Cotonificio e i privati che non facevano richiesta. L'acqua del Chisone fornì l'energia per far funzionare le fucine di ferro e rame, i mulini per la frantumazione della grafite, le falegnamerie e le concerie. La scoperta di giacimenti di grafite e l'apertura di cave e miniere sfruttate dal 1890 in modo razionale incrementarono lo sviluppo del territorio.

Dal censimento industriale del 1886 la filatura risultava essere una delle più grosse d'Italia, con 504 operaie 20.000 fusi, vincitori per l'elevata qualità dei filati dell'Esposizione torinese del 1871. L'espansione dell'azienda rese necessario l'adeguamento della struttura dirigenziale affidata a Victor Widemann, un giovane alsaziano, che ampliò i reparti, il raccordo con la tramvia Pinerolo-Perosa per il trasporto delle merci e migliorò le condizioni degli operai.

Il 2 agosto 1892 un rovinoso incendio interruppe l'espansione del Cotonificio: i proprietari lo lo cedettero nel 1893 a Widemann e al suo socio Simondetti, che si ritirò nel 1902.

Al 1897 risalgono i lavori per la ricostruzione degli stabili: il nuovo fabbricato ricopiava quello precedente, con tre piani al posto di quattro e accoglieva i reparti mischia, apritura, impastatura ma soprattutto i rings per la filatura, il tutto collegato con una manica nella parte sinistra dove si trovavano i magazzini, la rimessa, la scuderia. Nel 1894 si diede inizio alla costruzione della palazzina adibita a convitto operaie. Negli anni successivi seguirono la costruzione di diverse palazzine a uso abitazione per la famiglia Wiidemann, i capi reparto e i direttori. L'edificio più antico, a tre piani, ini mattoni, con struttura sviluppo verticale presentano linee sobrie ed elementari. Purtroppo, dopo la chiusura dell'azienda nel 1978, molti edifici sono in una condizione di progressiva decadenza.


Perosa Argentina - Setificio Gütermann & C.

L’insediamento del setificio tedesco a Perosa risale al 1883 quando Max Gütermann, già fondatore nel 1864 a Vienna della fabbrica Gütermann & C. poi trasferita nel 1867 a Gutach, nel Baden, acquistò un primitivo impianto costruito nel 1870 dal francese Benedetto Berthelot, per la macerazione e la pettinatura dei cascami di seta greggia (con lo stabilimento di Perosa la nuova proprietà detenne l’intero ciclo produttivo).

Tra il 1895 e il 1949 la famiglia tedesca diede vita a numerosi interventi in favore della manodopera: case operaie, case per impiegati, convitto, asilo infantile, spaccio aziendale, colonia elioterapica e scuola elementare secondo il modello della collaborazione tra capitale e forza lavoro. La primitiva struttura industriale, ancora oggi visibile sul torrente Chisone, è a più piani con un’ampia fronte parallela al fiume. Successivi ampliamenti portarono alla costruzione di altri corpi a quattro piani e tetto piano e alla ricostruzione del fabbricato poi a uso filatura (1906), dopo la devastazione di un incendio.

Il nuovo edificio è a sei piani, sempre su via Chiampo, ma sul lato sottoposto all’entrata dello stabilimento, collegato al primitivo corpo di fabbrica con un corridoio aereo che attraversa ancora oggi la carrozzabile.

I muri a struttura portante sono in pietra e laterizio e i piani sono sostenuti da putrelle in acciaio su colonne in ghisa. Al di là del torrente è visibile il reparto della macerazione dei cascami con struttura a un solo piano a due falde. Coeve agli edifici per le lavorazioni sono le abitazioni per la manodopera.


Luserna San Giovanni - Chiesa del Sacro Cuore

É il primo incarico di rilievo dell’ing. Momo che per il progetto rielaborò tavole redatte da studente presso la Scuola per Ingegneri di Torino. L’innovativa impostazione dell’alzato procede da una planimetria di tipo longitudinale, organizzata su tre navate a campate rettangolari rette da pilastri quadrilateri. Presbiterio e zona absidale, sopraelevati, sono preceduti da un doppio fornice ad arco e trabeato che accoglie una toccante Crocifissione, cui fanno da fondale le preziose vetrate policrome siglate dalla ditta torinese Albano & Macario.

Il taglio particolare di alcune aperture, il singolare “connubio tra architettura archiacuta e romanza con elementi di stile moderno” resero l’edificio “alquanto audace” per l’epoca.

L’impiego inoltre di pietra da taglio locale che, per sua natura, “non può permettere che sagomature e ornamentazioni plastiche molto semplici” contribuì alla particolare essenzialità volumetrica. La facciata a spioventi è connotata da congiunzioni di figure archetipe come triangolo e cerchio, entro cui è inscritto il segno ricorrente della croce, ingentilita da rosette a rilievo.

Insieme a motivi ad onda queste sono le uniche licenze alla decorazione, elusa nella minuta torre campanaria in muratura e mattoni a vista. Sorta per accogliere una popolazione cattolica che comprendeva la maggioranza degli abitanti, fu consacrata nel 1913 ed elevata a parrocchiale nel 1915.


Torre Pellice - Da Villa Turbil a Villa Schultz

La presenza del Liberty a Torre Pellice è ricca di esempi. Si parte da Villa Turbil in viale Trento, realizzata da Ermanno Ceresole nel 1924 su commissione di Giuseppe Turbil, allora titolare di una segheria idraulica a San Maurizio Canavese. La costruzione faceva parte di un complesso di altre tre ville erette su progetto dell’ingegner Ruffinoni di Torino. È una tarda espressione di gusto Art nouveau, in stile chalet ed elevata su due piani, seminterrato e mansarda. Il tono nordico dell’edificio è accentuato dalla copertura a forte spiovente in particolar modo nell’abbaino sul fronte principale. I ferri lavorati della scalinata sono di ottima fattura, interessanti gli affreschi a segni zodiacali e figure fantastiche.
Sullo stesso viale troviamo casa e fabbrica Morè, una struttura che ospitava abitazione e industria dolciaria di Isidoro Morè, famosa per la produzione di caramelle. Bella la cimasa affrescata a nastri e mazzi di fiori alpestri.
Villa Talmone sorge in via Manzoni e risale ai primi del Novecento. Destinata ad uso villeggiatura dalla famiglia di produttori di cioccolata, si presenta a due piani con una cura particolare dei dettagli con elementi stilistici che rendono l’edificio innovativo.
Infine villa Schultz, situata in una posizione panoramica, anch’essa destinata alla villeggiatura estiva.
Semplice la decorazione a spruzzo con calce mescolata a colore. Da sottolineare la qualità dei ferri lavorati, le vetrate policrome e le opere di ebanisteria.



(25 luglio 2022)