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Cittàmetropolitana di Torino

A Novalesa il 12 marzo torna la Processione di Sant'Eldrado

Nel 50° anniversario del ritorno dei Monaci all'Abbazia

Dopo lo stop imposto per alcuni anni dalla pandemia, è tornata la processione in Val Cenischia in onore di Sant'Eldrado, in una domenica di sole e forte vento.
L'urna d'argento è stata portata dagli alpini dalla chiesa parrocchiale di Novalesa fino alla Abbazia millenaria gioiello di fede, arte, storia e cultura di proprietà della Città metropolitana di Torino.
Il 12 e 13 marzo - festa liturgica del santo - la suggestiva cappella di Sant'Eldrado con i suoi affreschi unici resta aperta al pubblico.


Per approfondire: la figura di Sant'Eldrado

Per la popolazione della Val Cenischia e delle vicine valli la festa di Sant'Eldrado è una delle ricorrenze più sentite: si tramanda e si celebra senza soluzione di continuità da oltre 1000 anni, tra fede e tradizioni. Sant'Eldrado era provenzale di origine e di famiglia nobile. Fu abate dell'Abbazia dei Santi Pietro e Andrea di Novalesa nella prima metà del IX secolo, l'apogeo della storia novaliciense. Di lui si sa che nacque nella antica Provincia Narbonensis, in una non meglio precisata località bagnata dal "Dederadus flumen", l'odierna Durance, affluente di sinistra del Rodano. Non se ne conosce la data di nascita e poche sono le notizie giunte sino a noi sul periodo che precedette il suo arrivo a Novalesa. Le fonti storiografiche gli attribuiscono le virtù dell'austerità, della pazienza, della saggezza, della nobiltà d'animo e d'intenti, della magnanimità verso i poveri,i ai quali distribuì gran parte delle cospicue ricchezze ricevute in eredità.

Si narra che nel suo paese natale fece innalzare una chiesa dedicata a San Pietro e fece costruire alcune abitazioni e giardini per i pellegrini. Andò lui stesso in pellegrinaggio attraverso la Gallia, la Provenza, l'Aquitania e la Spagna, alla ricerca di una regola monacale, che trovò infine a Novalesa, ove soggiornò come semplice monaco per sette anni. Dopo la morte dell'abate Ugo, che taluni indicano come figlio di Carlo Magno, divenne egli stesso abate, conservando la carica fino alla morte. Ebbe rapporti con i sovrani franchi, riuscendo a mantenere una posizione di forza nei confronti del potere temporale. Ottenne che il re e imperatore carolingio Lotario, con un diploma del 14 febbraio 825, concedesse all'Abbazia di Novalesa il monastero di Pagno, nel Saluzzese, come ricompensa dei beni che le erano stati sottratti da Ludovico il Pio in occasione della fondazione dell'ospizio di Santa Maria sul colle del Moncenisio. Eldrado morì il 13 marzo, verosimilmente del 840.

Gli si attribuirono numerosi miracoli, in vita e post mortem, come ad esempio la liberazione della valle di Briançon dai serpenti che l'avevano infestata, in particolare nel villaggio oggi noto come Monêtier-les-Bains. Alla sua intercessione si attribuisce il salvataggio da un naufragio di un gruppo di crociati che, travolti da un fortunale mentre tornavano dalla Terra Santa, avevano invocato l'aiuto suo e di San Nicola da Bari. La cappella a lui dedicata nel complesso abbaziale novalicense risale, per la parte più antica, alla fine del IX secolo o all'inizio del X, mentre la parte più recente risale all'inizio dell'XI secolo. I suggestivi affreschi della seconda metà dell'XI secolo illustrano scene della vita del santo: Eldrado nel "locus Ambillis" mentre coltiva le terre di famiglia; il futuro Santo in veste di pellegrino con bastone e bisaccia, accolto da un sacerdos; Eldrado che giunge al monastero di Novalesa; Eldrado che si china per indossare l'abito monacale offertogli dall'abate Amblulfo; il miracolo dei serpenti; la sua morte, attorniato da due fratres contristati.

La fama di Eldrado è anche legata all'attività culturale da lui promossa durante gli anni in cui resse l'abbazia. Nel Chronicon Novaliciense si fa riferimento a quell'attività, che potrebbe riferirsi ad un incremento del patrimonio librario dell'Abbazia. Sempre nel Chronicon si legge che ad Eldrado furono attribuiti il bastone episcopale e le insegne proprie dei vescovi, per il suo zelo nella difesa dell'ortodossia. Dopo la sua morte il corpo fu deposto "infra techam dignissimam", la "cassa di Sant'Eldrado" in argento sbalzato a forma di sarcofago, conservata nella chiesa parrocchiale di Novalesa e portata in processione nel giorno della festa a lui dedicata. Il culto di Sant'Eldrado è sentito soprattutto nei luoghi in cui vennero segnalati i miracoli a lui attribuiti: a Novalesa e in tutta la Val Cenischia, nella zona del colle del Moncenisio, a Bardonecchia, a Torino, ad Asti e in Francia.

Per tradizione, alla solenne processione in onore del Santo partecipano varie confraternite, cittadini di Novalesa, Venaus e dell'intera Val Cenischia, fedeli provenienti dalla Maurienne, dal Delfinato e dalla Savoia, in un momento di simbolico raccordo tra le genti dei due versanti delle Alpi Occidentali.


Celebrato il 50 anniversario dell'acquisto del gioiello di storia, arte e cultura della Val Cenischia

Abbazia di Novalesa
 

Il 50° anniversario dell'acquisizione dell'Abbazia di Novalesa da parte della Provincia di Torino, oggi Città metropolitana, è stato celebrato il 30 gennaio nella chiesa abbaziale alla presenza dell'arcivescovo di Torino monsignor Roberto Repole, che ha presieduto il rito dei Vespri.

Tanti gli amministratori intervenuti insieme alla sindaca di Novalesa Piera Conca, tra loro l'ex presidente della Provincia Luigi Sergio Ricca e l'ex assessore provinciale alla cultura Valter Giuliano, che seguì l'allestimento del Museo archeologico, la Consulta degli ex consiglieri provinciali con il presidente Marco Canavoso.

Al vicesindaco della Città metropolitana Jacopo Suppo l'unico intervento al termine della cerimonia religiosa, parole cariche di emozione le sue, da valsusino doc.

"Siamo gli ospiti della comunità benedettina" ha detto il Vicesindaco in un breve saluto "ma senza la presenza dei monaci saremmo solo padroni di un insieme, seppure prestigioso, di mura. Invece la vostra presenza rende questo luogo vivo e speciale, e siete voi ad assicurare accoglienza e a mantenere l'Abbazia aperta per i cittadini e i turisti e quanti desiderano avere occasioni di raccoglimento. La Città metropolitana sarà sempre al Vostro fianco".

Di questa vocazione all'accoglienza ha fatto il perno della sua omelia anche l'arcivescovo di Torino Roberto Repole: "i monaci che vivono qui sono testimoni non solo della loro vocazione ma di quella di tutti i cristiani. La loro presenza ricorda a noi tutti che la vera dimora, per tutti noi, non è un luogo ma il cuore del Padre".

L'abbazia di Novalesa, fondata nel 726 dal patrizio franco Abbone e dedicata ai Santi Pietro e Andrea, venne acquistata ormai fatiscente dalla Provincia di Torino nel 1972 e l'anno dopo fu affidata ad una piccola comunità benedettina proveniente da San Giorgio di Venezia.
(Tratto dalla rivista Segusium n. 56 del 2018, scarica qui (pdf 8.7 MB) l'articolo in cui Valter Giuliano racconta le storie e riporta le testimonianze dei monaci che il 14 luglio 1973 tornarono a popolare l'Abbazia di Novalesa).

Tra le mura secolari del monastero dei Santi Pietro e Andrea di Novalesa monaci di diverse comunità assicurano non solo la custodia del monumento storico, ma anche una vita monastica in cui la comunione tra fratelli di diversa provenienza rappresenta una sfida.

"Vogliamo ringraziare la Città metropolitana" ha detto il priore Michael David Semeraro "per la generosità con cui si prende cura di questo luogo e per la grande gentilezza che ha sempre mostrato nei confronti dei monaci, assicurando sempre tutto il supporto possibile.

Il priore ha dato appuntamento al 30 gennaio 2026, data in cui ricorrono i 1300 anni dalla fondazione dell'Abbazia (la data ufficiale è infatti il 30 gennaio 726) Padre Semeraro ha annunciato un secondo momento di celebrazioni, con i cittadini e la comunità di Novalesa, in occasione della Festa di sand'Eldrado – a cui è dedicata la bellissima cappella affrescata dell'Abbazia. E ha ringraziato, insieme alla Città metropolitana, i rappresentanti della Sovrintedenza, della Compagnia di San Paolo, della Fondazione Magnetto e soprattutto i volontari che assicurano le visite al complesso abbaziale.

(31 gennaio 2023)

A fine gennaio si celebra il cinquantenario dell'acquisizione da parte della allora Provincia di Torino, oggi Città metropolitana

Abbazia di Novalesa in festa
 

Il 50° anniversario dell'acquisizione dell'abbazia della Novalesa da parte della Provincia di Torino, oggi Città metropolitana, sarà celebrato lunedì 30 gennaio alle ore 16 nella chiesa abbaziale alla presenza dell'arcivescovo di Torino Roberto Repole, che presiederà il rito dei Vespri.
L'abbazia della Novalesa, fondata nel 726 dal patrizio franco Abbone e dedicata ai Santi Pietro e Andrea, venne acquistata ormai fatiscente dalla Provincia di Torino nel 1972 e nel 1973 fu affidata nuovamente ai monaci, dopo più di cento anni dalla loro espulsione dovuta alla legge Siccardi: una piccola comunità benedettina proveniente da S. Giorgio di Venezia vi si reinsediò nel mese luglio, e da allora è tornata a rifiorire la vita di un tempo: le campane scandiscono di nuovo le ore di preghiera, di lavoro, di lectio divina, del servizio.
Il rapporto della Provincia di Torino in passato e della Città metropolitana oggi con l'ordine religioso ha consentito di valorizzare l'importanza storica ed artistica del monumento e di diffondere la conoscenza dell'antichissima tradizione spirituale, culturale e sociale dell'Abbazia benedettina: la convenzione in atto è stata siglata nel giugno 2006 ed affida l'Abbazia per altri 29 anni alla Congregazione Benedettina Sublacense.

Dal 2009 è attivo anche il Museo Archeologico dell'Abbazia di Novalesa: le campagne di scavo e il restauro del complesso sono state occasione di ricerca e recupero ed insieme premessa per la valorizzazione del complesso. Un lungo percorso di cura della conservazione e della valorizzazione dell'Abbazia condotto in sinergia con tutte le istituzioni competenti in materia di recupero e restauro: la gestione del Museo Archeologico dell'Abbazia di Novalesa è affidata al Centro Culturale Diocesano di Susa.

La chiesa dell'Abbazia è aperta tutti i giorni dall'alba all'imbrunire. L'Eucaristia domenicale e nelle solennità è alle ore 10

Per le visite guidate alle cappelle affrescate, scrivere esclusivamente a visite@abbazianovalesa.org

(05 gennaio 2023)


(13 marzo 2023)