Osservatorio Abitativo Sociale

Chi sono gli homeless della Città metropolitana?

Il 13 febbraio a Palazzo Cisterna presentati i risultati di una ricerca

Ad aprire i lavori Silvia Cossu, consigliera delegata ai diritti sociali, parità e welfare della Città metropolitana di Torino: "Per la prima volta, circa un anno e mezzo fa, siamo andati a vedere qual è la situazione degli homeless al di fuori del capoluogo. Con questa seconda ricerca abbiamo approfondito non solo il profilo sociale degli homeless, ma anche qual è la risposta dei territori, quali risorse hanno a disposizione e quali si possono mettere in campo. Questo ci darà la possibilità di dare vita a un tavolo di lavoro da cui escano delle soluzioni attuabili a contrasto del fenomeno".

Antonella Meo del Dipartimento di culture, politiche e società dell'Università degli studi di Torino, ha parlato di come la crisi economica del 2008 abbia aggravato la situazione delle nuove povertà, ampliando la fascia di popolazione a rischio.

Stefania Falletti dell'Osservatorio abitativo sociale della Città metropolitana ha messo in relazione le problematiche del disagio abitativo con quelle dei senza fissa dimora.

Stefania Fumagalli di Coldiretti ha invece presentato alcune buone pratiche nel campo dell'agricoltura sociale. L'indagine si è concentrata in particolare sui territori di Pinerolo, Rivoli, Settimo Torinese e Chivasso, scelti tenendo conto del numero di presenze di homeless rilevate nel 2017 e dell'attribuzione della residenza anagrafica fittizia quale indicatore di un processo strutturato di presa in carico.

Profili degli homeless

Tre sono le tipologie di homeless presenti sui territori metropolitani:

  • «in transito», vale a dire la tipologia classica del senza dimora itinerante: il profilo rappresentato da soggetti itineranti che hanno sviluppato capacità di adattamento al vivere per strada, è ormai residuale, seppur ancora presente.
  • soggetti portatori di quelle che vengono definite «fragilità di base», quali dipendenze, malattie o con alle spalle famiglie fragili. Ancora rilevante è la componente di persone con trascorsi di dipendenze – che per la maggior parte hanno sviluppato anche problematiche psichiatriche – cui si affiancano sempre di più soggetti relativamente giovani, in età lavorativa attiva, con scarsità di strumenti (sociali, relazionali, culturali, professionali). Questi ultimi, in particolare, sono persone sopravvissute grazie a lavori saltuari, ma che - con la crisi del mercato del lavoro - non riescono più a mantenersi e soprattutto a non riescono a mantenere un alloggio.
  • persone definite «normali» che cadono nella condizione di homeless a causa di un «evento scatenante». Di maggiore rilevanza appaiono quei tipi di utenza senza dimora strettamente connessi all'impoverimento generale, ovvero alla precarietà e alla perdita di fonti di reddito certe provenienti da attività lavorative stabili. La causa scatenante è un evento preciso che determina «un lento scivolamento», che sia la perdita del lavoro, la separazione dal coniuge, o un lutto importante.
Non solo maschi

Resta netta la prevalenza maschile: uomini soli, spesso in età attiva, separati, con reti parentali non del tutto solide o consolidate, o completamente dissolte. Ma in alcuni territori sta assumendo rilevanza la presenza femminile: sono solitamente donne sole, single perché separate o perché non sposate, che vivevano coi genitori e si mantenevano attraverso lavori saltuari, che al momento della morte degli stessi non riescono più a mantenersi ed a mantenere la loro abitazione.

Nazionalità: gli homeless in prevalenza sono italiani

Riguardo alla nazionalità degli utenti, al di fuori del capoluogo si evidenzia una netta prevalenza di italiani. Solo a Pinerolo - dove nelle valli è presente in maniera massiccia il fenomeno dell'accoglienza diffusa dei migranti - pare assumere rilevanza il fenomeno di coloro che escono dal percorso di accoglienza e sono frequentemente utenti dei servizi di bassa soglia ma non dei servizi sociali (in quanto clandestini).