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Nessun rischio dall’incenerimento di rifiuti contaminati da materiali radioattivi al Gerbido

Nello scorso mese di febbraio non vi è stato alcun rischio per la popolazione della zona circostante l’inceneritore del Gerbido a seguito dell’incenerimento di rifiuti  contaminati da isotopi radioattivi. Lo ha stabilito il Dipartimento Radiazioni dell’ARPA, che ha comunque rilevato nelle  polveri derivanti dall’abbattimento di fumi concentrazioni anomale di Iodio I-131, un isotopo normalmente utilizzato in ambito sanitario per le radiografie e la radioterapia metabolica. La società TRM, che gestisce l’impianto, ha già modificato e migliorato le procedure interne di controllo e gestione dei materiali radioattivi, sia in ingresso che in uscita.
Dopo aver ricevuto una relazione tecnica dall’ARPA, la Consigliera metropolitana delegata all’ambiente, Elisa Pirro, ha comunicato ufficialmente l’esito degli accertamenti dell’Agenzia per la Protezione Ambientale ai Sindaci dei Comuni interessati: Beinasco, Grugliasco, Orbassano, Rivalta, Rivoli e Torino.
“I tecnici dell’ARPA, - spiega la Consigliera Pirro - hanno effettuato un sopralluogo all'inceneritore TRM, constatando che la radioattività rilevata era dovuta a una gestione non corretta di materiale contaminato conferito all’impianto. Nella relazione l’ARPA dà atto che la società TRM ha già migliorato le proprie procedure. Gli uffici competenti della Città Metropolitana di Torino hanno comunque emanato un provvedimento di diffida, per richiamare la TRM al rigoroso rispetto di tutte le prescrizioni tecniche per la gestione di questi materiali. È stata anche richiesta una corretta analisi della procedure di controllo della radioattività sui rifiuti in ingresso e in uscita dall’impianto, con l’individuazione degli accorgimenti tecnici e gestionali necessari ad impedire il verificarsi di analoghe situazioni in futuro”.

Le verifiche dell’ARPA sono basate su simulazioni teoriche estremamente cautelative sulla dispersione in aria di tutta la radioattività che può essere potenzialmente emessa a seguito dell'incenerimento di rifiuti urbani contaminati da I-131 di origine ospedaliera. È stata  stimata, nelle condizioni peggiori, una dose per la popolazione mille volte inferiore a quella considerata per la soglia di "rilevanza radiologica" di 10 microSievert/anno e oltre 100.000 volte inferiore al fondo ambientale.