I NOSTRI COMUNICATI

 

A Palazzo Cisterna inaugurata la mostra “Torino 1946-2016. settant'anni dal primo voto delle donne", in occasione del conferimento del Premio “Valdo Fusi”

Per celebrare il 70° anniversario del primo voto delle donne nelle elezioni per la Costituente nel referendum istituzionale e nelle consultazioni politiche e comunali del 1946, la Città Metropolitana propone sino a venerdì 3 giugno a Palazzo Dal Pozzo della Cisterna la mostra fotografica “Torino 1946 - 2016. Settant'anni dal primo voto delle donne”.

Nella mostra, inaugurata questo pomeriggio al pian terreno dello scalone monumentale del palazzo, sono esposte immagini storiche, che attualmente fanno parte di una collezione privata ma provengono dall'archivio fotografico del quotidiano “La Gazzetta del Popolo”, a quei tempi autorevole e popolarissimo contraltare alla “Stampa”.

Le immagini sono state letteralmente salvate all’oblio dal collezionista Franco Senestro (che è anche presidente della Pro Loco di Pancalieri) e dal padre Giovanni. Nel 1983 i Senestro le acquistarono nel momento in cui, con la chiusura della “Gazzetta”, furono messi in vendita arredi, archivi e materiali vari. Le lastre fotografiche acquistate dai Senestro costituiscono un patrimonio iconografico interessantissimo, frutto del lavoro quotidiano dei fotoreporter del quotidiano torinese. Le fotografie esposte a Palazzo Cisterna riguardano principalmente le elezioni comunali torinesi del 1946, con una serie di istantanee che danno l’idea del significato in qualche modo rivoluzionario per il costume sociale dell’epoca della partecipazione femminile al voto.

Queste e tante altre immagini storiche frutto della passione di Giovanni e Franco Senestro sono visibili nel blog https://labottegadelciabattino.wordpress.com/ in cui passano in rassegna decenni di storia italiana. Ci sono le immagini scattate direttamente da Giovanni Senestro, partigiano classe 1924, operatore cinematografico e fotografo in Pancalieri, ma ci sono anche interi archivi che acquistò insieme al figlio che ne ha ereditato la passione.

La cerimonia del premio “Valdo Fusi”

L’inaugurazione della mostra “Torino 1946 - 2016. Settant'anni dal primo voto delle donne” è stata seguita dalla cerimonia di conferimento del Premio Valdo Fusi, organizzato dal Centro Culturale Mario Pannunzio di Torino nella Sala Consiglieri di Palazzo Cisterna. Il Premio è intitolato all’avvocato, esponente politico, scrittore, membro del CLN piemontese e autore del libro “Fiori rossi al Martinetto”. Quest’anno i riconoscimenti sono stati attribuiti a: Chiara Alpestre, dirigente del Liceo d'Azeglio; Marco Bongi, presidente dell’APRI-Associazione Piemontese dei Retinitici Italiani e vicepresidente dell'Unione Ciechi d'Europa; Gilda e Lilita Conrieri, conservatrici del Meleto di Guido Gozzano ad Agliè; Carlo De Blasio, capo redattore centrale della TGR Piemonte della Rai; Marco Laudi, già Primario all'Ospedale Mauriziano e presidente del Giant's Club; Marcello Maddalena, già Procuratore Generale presso la Corte d'Appello di Torino.

Il voto alle donne: una svolta epocale della storia italiana

Le immagini della mostra “Torino 1946 - 2016. Settant'anni dal primo voto delle donne” testimoniano un passaggio storico, in cui le donne, finalmente cittadine a pieno titolo di un Paese che aveva appena recuperato la propria dignità e libertà, iniziavano a partecipare alla vita politica, con un entusiasmo e una speranza probabilmente molto più netti rispetto agli uomini, i più anziani dei quali avevano vissuto con amarezza il tramonto della fragile democrazia liberale prefascista.

Inaugurando la mostra, il professor Pier Franco Quaglieni, Presidente del Centro Culturale Mario Pannunzio, ha sottolineato come il suffragio universale esteso alle donne portò a compimento il lungo cammino della partecipazione popolare alla vita politica, iniziato con l’Unità d’Italia e proseguito nell’età giolittiana. “Durante le due guerre mondiali, - ha ricordato Quaglieni - le donne si erano conquistate il diritto al voto e una nuova dignità sociale e civile sostituendo gli uomini partiti per il fronte nel lavoro in fabbrica e nei campi. Molte avevano partecipato alla Resistenza: e non solo come staffette partigiane, ma come dirigenti politiche e combattenti. Il voto era il giusto riconoscimento al ruolo femminile nella nuova Italia democratica, sancito poi nei principi fondamentali del Costituzione”.

Nel 1946, alle urne andavano per la prima volta donne di tutte le condizioni sociali e culturali: dalle contadine alle suore, dalle borghesi alle operaie, dalle insegnanti alle ex partigiane, che avevano da poco deposto le armi. Erano moltissime le casalinghe, che lavoravano duramente tra le mura domestiche e sognavano un futuro di pace, lavoro e benessere per sé, per i propri mariti e i propri figli; confidando alcune nella sinistra che propugnava il comunismo sovietico e altre nella DC che prometteva uno “scudo crociato” invincibile contro il bolscevismo.

Era un’Italia giovane, che ripartiva da zero e risorgeva dalle ceneri della guerra con grande entusiasmo e grandi passioni civili e politiche, spesso impegnate su schieramenti partitici molto distanti tra di loro e fieramente avversari.

Un semplice dato dà l’idea della corale partecipazione degli italiani alle prime consultazioni elettorali libere: l’affluenza alle urne sfiorava e a volte superava il 90% degli aventi diritto, segno che gli italiani credevano nel primato della politica e ad essa affidavano il loro destino.