I NOSTRI COMUNICATI

 

I reportage sui “Segni d’Arte” proseguono con la mostra “L’inesauribile scalata di un sognatore”

La serie di reportage televisivi che la Direzione Comunicazione e rapporti con i cittadini e i territori della Città Metropolitana di Torino dedica ai Segni d’Arte” prosegue questa settimana con il filmato dedicato alla mostra L’inesauribile scalata di un sognatore, visitabile sino al 3 luglio al Museo Nazionale della Montagna “Duca degli Abruzzi” di Torino.
I filmati dei “Segni d’Arte”vengono messi in onda dall’emittente televisiva locale GRP sul canale 114 del digitale terrestre, il venerdì alle 22,30, il sabato alle 13,30 e la domenica alle 14.

Per visionare la playlist dei reportage video sinora pubblicati sul canale YouTube della Città metropolitana di Torino e le fotogallery basta accedere al portale Internet della Città metropolitana di Torino, alla pagina
http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/segni_arte/
Per visionare tutte le fotogallery dei Segni d’Arte e scaricare le immagini: https://photos.app.goo.gl/j1pEatjfZmEQ6Hrt7

GIAN CARLO GRASSI, PIONIERE DELL’ARRAMPICATA SU GHIACCIO

Pioniere dell’arrampicata su ghiaccio in Italia alla fine degli anni Settanta, scopritore, tra i primi, dei massi erratici dell’Anfiteatro Morenico della Valle di Susa, guida alpina ed esploratore di vie e goulotte sulle grandi pareti himalayane e patagoniche. All’alpinista valsusino Gian Carlo Grassi il Museo Nazionale della Montagna di Torino dedica la mostra “L’inesauribile scalata di un sognatore”, visitabile dallo scorso 1° aprile, giorno in cui ricorreva il trentunesimo anniversario della scomparsa, avvenuta sul Monte Bove, nei Sibillini.
Curata dal giornalista Enrico Camanni, daVeronica Lisino, responsabile della Fototeca del Centro documentazione, e da Marco Ribetti, vicedirettore del Museo, l’esposizione racconta l’intensa vita di Gian Carlo Grassi attraverso il filo delle sue immagini, che delineano una ricerca alpinistica ed estetica in quattro continenti, sempre all’insegna della scoperta e dell’innovazione. Le suggestive immagini raccontano gli esordi alpinistici dell’alpinista originario di Condove, la molteplice attività alpinistica ed esplorativa, che spazia dalle prime scalate giovanili sulle Alpi Cozie e Graie, dal Cuneese alla Valle d’Aosta, l’affermazione negli anni Sessanta con le prime ascensioni invernali e le vie nuove, il periodo del Nuovo Mattino condiviso con personaggi come Gian Piero Motti e Danilo Galante, la scoperta delle goulotte e delle cascate di ghiaccio insieme all’amico Gianni Comino; e poi l’esplorazione sistematica dei massi dell’Anfiteatro Morenico della Valsusa, le spedizioni in quattro continenti, compreso un tentativo invernale all’Everest.
Grassi è stato il grande specialista del ghiaccio, perché sul ghiaccio riusciva a esprimere pienamente la sua fantasia e il bisogno di ricerca, ma non ha mai privilegiato un terreno particolare, spaziando liberamente dalle vie estreme d’alta quota ai sassi della sua valle. Ha sostenuto con convinzione, e dimostrato con coerenza, che un passaggio su un masso riuscito dopo ripetuti tentativi offre il medesimo momento di soddisfazione di una grande ascensione in alta montagna. Ma quale lezione ha lasciato Gian Carlo Grassi agli alpinisti delle generazioni successive? “Certi personaggi non si perdono mai. - risponde Enrico Camanni - La lezione di Grassi è la fantasia, la ricerca: non percorrere i sentieri comuni, ma cercare sempre strade diverse e nuove, strade di fantasia. E questa è una lezione che rimane nel tempo”.

UN “PETER PAN DELLA MONTAGNA”

Oltre alle quasi cento fotografie selezionate dal Fondo Gian Carlo Grassi, costituito da più di 15.000 diapositive, il percorso espositivo si compone anche di materiali alpinistici che appartennero a Grassi e al primo periodo dell’evoluzione moderna della scalata su ghiaccio, tra la metà degli anni Settanta e gli anni Ottanta del Novecento. Il visitatore ha l’occasione di viaggiare attraverso le tante vite di Grassi, che comprendono l’attività su ghiaccio tra cascate gelate, goulotte e seracchi, con interventi video a cura di auroraMeccanica-Narrative Space Studio di Torino.
Interessanti i passaggi dell’uomo e dell’alpinista, dalle esperienze adolescenziali alle grandi imprese nella Valle di Yosemite, dai massi della Valle di Susa ai viaggi in Scozia, dalle spedizioni sulle Ande e in Africa alle esplorazioni in Canada, Patagonia, Norvegia e Himalaya. Il percorso si conclude con le testimonianze di alcuni compagni di cordata tratte dai documentari di Angelo Siri del 2009 e di Elio Bonfanti del 2021.

IL RICORDO DELLA COMUNITÀ CONDOVESE

All’inaugurazione della mostra era presente il Vicesindaco metropolitano Jacopo Suppo, nella sua veste Sindaco di una comunità fiera di aver dato i natali ad un vero e proprio profeta dell’alpinismo mondiale. “Per noi Grassi è un personaggio indimenticabile. - sottolinea il primo cittadino condovese - Le sue gesta, le sue imprese sono più che mai vive nella memoria dei concittadini che lo hanno conosciuto. Dobbiamo trarre lezioni dal suo modo di vivere l’alpinismo e la natura: da eterno Peter Pan come ha scritto qualcuno, con grande profondità e con grande amore per la nostra Madre Terra. Gian Carlo ha lasciato un segno importante nella storia dell’alpinismo e in quella della comunità condovese e più in generale valsusina”. “Si parla spesso di sviluppo montano, di aree interne, di territori marginali. - riflette Suppo - I nostri sono territori che hanno molto da raccontare e il loro sviluppo passa attraverso la conoscenza delle radici e dell’amore profondo che chi abita in questi luoghi nutre per la montagna. Gian Carlo Grassi ha rappresentato tutto questo e se al Museo della Montagna è stata allestita una mostra così ampia e bella, subito dopo un’altra mostra importantissima dedicata a Walter Bonatti, significa che il segno che lui ha lasciato è importante, non è stato dimenticato e può essere prezioso in un tempo in cui stiamo riscoprendo il senso e l’importanza dello stare e contatto con la natura e riscoprire le nostre radici”.F-16606