Campi elettromagnetici

Normativa

Esistono vari organismi internazionali che sono chiamati a stabilire soglie critiche di esposizione ai campi elettromagnetici, utilizzabili poi dai governi degli Stati nazionali per redigere le leggi contenenti i limiti massimi di esposizione della popolazione. Il compito di questi organismi è quello di analizzare periodicamente la letteratura scientifica sull'argomento ed indicare i valori delle grandezze fisiche rilevanti al di sotto dei quali non ci sia evidenza di rischi per la popolazione.

Con i due decreti dell'8 luglio 2003 il Governo ha dato attuazione all'articolo 4, comma 2, lettera a), della Legge 22 febbraio 2001, n. 36 (pdf 49 KB) (Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici), attraverso la determinazione dei valori limite (cioè dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità) per la protezione della popolazione dai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici.

I citati DPCM hanno distinti campi di applicazione. L'uno riguarda infatti i campi generati da sorgenti fisse con frequenza compresa fra 100 kHz e 300 GHz (impianti radioelettrici) ovvero i campi ad alte frequenze (pubblicato sulla G.U. del 28 agosto 2003, n° 199); l’altro si riferisce invece ai campi generati da elettrodotti (frequenza di rete di 50 Hz), ovvero ai campi a basse frequenze (pubblicato sulla G.U. del 29 agosto 2003, n° 200).

In particolare il legislatore nel definire il campo di applicazione richiama i differenti risultati raggiunti dalla ricerca scientifica riferendosi, da un lato, agli effetti a breve termine dell'esposizione e, dall'altro, ai possibili effetti a lungo termine.


Nel caso delle basse frequenze, il decreto determina l'abrogazione dei DPCM del 1992 e del 1995.